Il Sangre de Drago viene impiegato da secoli nella foresta Amazzonica come cicatrizzante ed emostatico tanto per via esterna ed interna. Le sue proprietà colpirono subito i coloni spagnoli che lo considerarono una dimostrazione di quella “teoria delle signature”, allora tanto in voga in Europa, per la quale un prodotto naturale simile al sangue doveva avere necessariamente un’azione ematica.
Il “Sangre de Drago” contiene al suo interno tre componenti, farmacologicamente attive. Un frazione alcaloidea, tra cui predomina senza dubbio la taspina, ad attività citotossica (naturalmente in vitro) nei confronti delle cellule V-79 (Itokawa et al. 1991) e KB (Chen et al. 1994) e ad azione antinfiammatoria in alcuni modelli animali. Per il momento è stata studiata nei test dell’edema da carragenina nella zampa di ratto, in quello del granuloma indotto da una pallina di cotone e in quello della poliartrite da adiuvante (Persinos Perdue et al. 1979) L’azione principale della taspina sembra comunque consistere nella sua capacità di richiamare i fibroblasti, le cellule più importanti nel processo di cicatrizzazione, quelle che producono il neotessuto. Il Sangre de Drago è, infatti, soprattutto un cicatrizzante.
* Sangre de Drago-RENACO (standardizzato in taspina all’1%)
A questo riguardo il Sangre de Drago contiene due altri tipi di sostanze: le proantocianidine, che gli conferiscono l’impressionante velocità di cicatrizzazione, che costituiscono circa il 90% del peso secco (Cai et al. 1991) e una frazione costituita da lignani diterpenici, ad azione parzialmente simile a quella della taspina (Cai et al. 1993, Pieters et al. 1993).
Sangre de Drago: il cicatrizzante esterno
Le sostanze senza dubbio più importanti sembrano essere le proantocianidine. La loro complessa conformazione stereochimica provoca, infatti, una precipitazione delle proteine seriche: questa sembra essere dovuta principalmente a un’azione fisica piuttosto che chimica. Ne consegue la formazione di una crosta resistente in meno di 24 ore (Pieters et al 1995). La successiva azione cicatrizzante (formazione di neotessuto) sembra invece essere imputabile soprattutto alla taspina, che alcuni considerano il vero e proprio principio attivo del Sangre de Drago (Vaisberg 1989). Alla luce dei dati più recenti sembrerebbe che l’azione degli alcaloidi consista soprattutto nel richiamo dei fibroblasti e possa influenzare la capacità di produrre nuovo tessuto cicatriziale (Porras-Reyes B. et al. 1993). I lignani, come la 3′,4-0-dimetilcedrusina, sarebbero poi, come dimostrato dal test di incorporamento delle timidina tritiata nelle cellule endoteliali, in grado di preservare il tessuto originario (Pieters L et al. 1992).
Tra le proprietà terapeutiche del Sangre de Drago quella che colpisce di più è comunque la sua velocità. E’ evidente che questa proprietà rende il Sangre de Drago un bene prezioso per gli indigeni della foresta Amazzonica: il particolare habitat delle foreste tropicali con la loro ricchezza di microrganismi rende infatti potenzialmente pericolosa qualsiasi ferita, anche la più trascurabile.
Qualcuno ha obiettato che tali proprietà sarebbero superflue nel nostro ambiente , ma la presenza di numerose patologie dovute ad una cicatrizzazione insufficiente o troppo lenta (ulcere da decubito, ulcere varicose, ecc), per le quali sostanzialmente non esistono terapie consolidate, costituisce viceversa un più che ragionevole motivo per approfondire le possibilità terapeutiche di questo prodotto naturale.
Sangre di Drago: l’uso interno.
Negli ultimi anni comunque sono apparsi interessanti lavori scientifici da parte di aziende, tra l’italiana Renaco, che hanno proposto prodotti a base di Sangre de Drago, come lattice naturale.
Tali studi sono stati finalizzati sostanzialmente a dimostrare:
– un’efficacia scientificamente dimostrata delle indicazioni tradizionali ;
– costi senza dubbi più contenuti, rispetto altri prodotti naturali;
Senza dubbio il campo di applicazione più promettente è quello delle patologie gastrointestinali dove le proprietà cicatrizzanti del Sangre di Drago possono diventare estremamente utili per ottenere un sollievo immediato da disturbi come le ulcere gastrointestinali, le gastriti erosive etc. Attualmente disponiamo comunque solamente di studi su modelli animali.
Il primo studio è in pratica una valutazione su alcuni modelli animali delle proprietà antiulcera e antidiarroiche del Sangre de Drago. Nelle ulcere prodotte da acido acetico la riduzione di diminuzione (lunghezza x profondità) era significativa anche a diluizioni di 1:1000 o 1:10000 (verosimilmente corrispondenti ad una dose per bocca di 1 goccia/die) (Miller et al. 2000). Tale riduzione veniva misurata dalla ridotta attività della mieloperossidasi, indice del contenuto di granulociti e quindi del processo infiammatorio è palesemente diminuita nei gruppi trattati con Sangre di Drago.
Estrapolando i dati sull’uomo si può ricavare che i dosaggi di Sangre de Drago necessari per esercitare una significativa azione antibatterica sarebbero decisamente superiori (intorno alle 30-40 gocce almeno tre volte al giorno). Esisterebbe quindi una duplice azione del Sangre de Drago: ad un dosaggio corrispondenti a 2-3 gocce /die (circa 60-600 mgr/die) eserciterebbe un’azione cicatrizzante, mentre a dosaggi 10-20 volte superiori avrebbe un’attività antimicrobica, riducendo il contenuto batterico dell’ulcera (Miller et al. 2000). Si discute ancora se questo avvenga grazie ad un’azione battericida diretta, peraltro evidenziato a forti concentrazioni in vitro (Chen et al. 1994), o tramite un’azione sui fattori che regolano il microambiente gastrico rendendolo inidoneo alla proliferazione batterica (Miller et al. 2000). Il Sangre de Drago non sembra possedere un’azione sulla secrezione gastrointestinale, quindi è improbabile un meccanismo di secondo tipo.
Interessante è anche l’azione di questa sostanza naturale sulle terminazioni nervose, responsabile dell’effetto analgesico.
Si tratta di un’azione solo parzialmente nota e piuttosto complessa: forse anche la nota azione antidiarroica del Sangre de Drago è imputabile, oltre che ad un’inibizione dell’cAMP, ad un’azione diretta sul sistema nervoso enterico. In ogni caso la somministrazione di una concentrazione all’1% di Sangre de Drago, standardizzato all’1% in taspina (1 goccia in ½ bicchiere di acqua) attenua la reazione iperemica e dolorosa alla capsicina (Miller et al 2001). L’azione è probabilmente a livello delle afferenze nervose, come dimostrato dal fatto che il Sangre de Drago è in grado di esercitare la sua azione analgesica e antinfiammatoria, anche se l’agente irritante viene iniettato sottocute. Tutto questo a livello clinico trova riscontro nell’uso del Sangre de Drago sia come rimedio per uso topico nelle otiti e nelle punture da insetto (Miller et al. 2001).
Per quanto riguarda l’uso interno, invece, indicato in ulcere e gastriti, è ancora da definire con esattezza il meccanismo d’azione. L’effetto cicatrizzante, si somma con quello analgesico e antibatterico, anche se quest’ultimo implica dosaggi abbastanza elevati. Le azioni sopraccitate non sembrano comunque imputabili in maniera chiara e definibile alle differenti frazioni del prodotto ed i tentativi di identificare singoli composti responsabili dell’attività terapeutica sono naufragati. Al momento, la complessità d’azione del Sangre de Drago sembra esser riconducibile essenzialmente ad un effetto sinergico tra le diverse componenti. Anzi in un mondo, quello della fitoterapia, in cui la parola sinergia viene spesso impiegata senza alcuna solida base scientifica il Sangre de Drago rappresenta una delle poche eccezioni evidenti (Williamson 2000).
La recente riscoperta del Sangre de Drago racchiude in se interessanti considerazioni. Fino ad oggi abbiamo sempre considerato un ideale progresso nell’utilizzo delle piante medicinali quello che partiva dall’impiego della semplice decozione ed arrivava progressivamente all’isolamento del principio attivo. Man mano che si progrediva in tale cammino si arriva ad un prodotto sempre più competitivo e scientificamente sofisticato. Il Sangre de Drago è l’evidente smentita di tale approccio obsoleto. Non sempre comunque isolare un composto chimico significa in termini di costi ed efficacia ottenere un successo. Il recente successo del prodotto naturale ed i risultati degli ultimi studi scientifici evidenziano come viceversa il Sangre de Drago sia un prodotto la cui efficacia è probabilmente dovuta ad un insieme di sostanze chimiche che agiscono a più livelli e su diversi target.
Tale uso rende ragione dell’efficacia del suo impiego tradizionale: isolarne un composto finisce probabilmente con il ridurne le attività benefiche ad una sola, spesso parziale e non competitiva rispetto a quella di altri prodotti sintetici. Isolarne un singolo composto significa quindi non solo aumentarne i costi, ma anche diminuirne l’efficacia. Il Sangre de Drago è uno degli esempi più classici di effetto sinergico (Williamson 2000). Tale concetto si sta oramai facendo largo, oltre i limiti della fitoterapia, diventando un nuovo modello di considerare le risorse cliniche a disposizione del moderno terapeuta (Williamson 2001). In questo senso il lattice dei popoli dell’Amazzonia sta diventando il simbolo di una ritrovata competitività del prodotto naturale rispetto al prodotto farmaceutico. E di nuovi presupposti su cui fare ricerca scientifica.